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Fandom:
Xenoblade→
Personaggi:
Zanza e Meyneth→
Warning:
Spoiler tanto spoilerDurante i lunghi millenni di vita di Bionis e Mechanis, prima del grande scontro, i giorni in cui i due Dei si incontrarono furono molti. Si ritrovavano sempre nello stesso posto, tutti i giorni e alla stessa ora, come in un prezioso rituale di cui nessuno dei due poteva fare a meno.
Appollaiato in cima alla Torre del Confino, nel punto più alto di Bionis, Zanza osservava il mondo. Le sue creazioni e quelle di Meyneth, immersi in un immenso mare blu di cui nemmeno lui conosceva i confini. Due mondi di infinita bellezza, brulicanti della vita di quelli che erano in tutto e per tutto i loro figli.
L'arrivo della Dea era sempre preannunciato da un forte vento, seguito dall'apparizione della sua figura che si posava a pochi passi da Zanza, dopo aver fatto sfoggio di qualche graziosa piroetta. Senza dire una parola e senza nemmeno scambiarsi uno sguardo, continuavano a contemplare il creato, fino a quando il sole non scendeva e il mare di Eryth iniziava a splendere nella luce delle sue piogge di stelle cadenti.
Un giorno, però, Meyneth decise di rompere il silenzio.
«Senti...» aveva iniziato un po' titubante. «Tu pensi mai a casa nostra, Klaus?»
«È questa la mia casa» aveva risposto lui in tono seccato. «E quella è casa tua» aveva aggiunto, indicando la maestosa figura di Mechanis. «Se ti manca così tanto puoi aprire le tue ali e tornarci in cinque minuti.»
«Sai benissimo che non intendo questo, Klaus» sospirò la Dea. «Sto parlando del mondo da cui proveniamo: dell'Europa e dell'Asia, di New York e di Los Angeles... della Terra, insomma.»
«Non so di cosa tu stia parlando.»
Per la prima volta dopo la creazione del nuovo universo, la signora dei Machina, vide il suo vecchio amico erigersi in piedi e allontanarsi, darle le spalle e lasciarla indietro, sola sulla Torre del Confino.
«Klaus!» lo chiamò, per l'ultima volta.
Contro ogni aspettativa, il Dio si voltò. A differenza di quando si era alzato, però, non aveva più la sua tipica espressione insofferente: sembrava furioso.
«Zanza» ringhiò lui, spazientito. «Il mio nome è Zanza, Meyneth. Klaus non esiste più, è sparito insieme a quella che continui inutilmente a chiamare “casa”. Quindi smettila di usare quel nome.»
La donna strinse i denti. Iniziò a tremare, come se da un momento all'altro fosse dovuta scoppiare in lacrime.
«Klaus o Zanza che tu sia...» iniziò, mentre raccoglieva le parole che poi gli avrebbe sputato in faccia. «tu non puoi dimenticare in questo modo ciò che abbiamo fatto. Non puoi dimenticare tutti...
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